Rosso Malpelo (2022)

Stefano Brun, Enrico Melozzi, Anastasio

[Strofa 1]
Lo chiamavano Malpelo, il tale di cui vi scrivo
Una credenza popolare gli dava sto appellativo
Era rosso di capelli e in quanto tale cattivo
Un ragazzino dalla chioma di fuoco e lo sguardo schivo
Ed ogni giorno si spezzava la schiena in miniera
Insieme a un'altra schiera
Da mattina a sera nella terra nera
Solo grazie alla poca luce fioca della candela
Vedeva gente morire, gente che non conosceva e diceva:
"Finché qui c'è il mio babbo non c'è pericolo"
E il babbo se ne andò sotto il crollo di un cunicolo
E Malpelo scavava, cercava il padre sepolto
Ogni tanto si fermava e si metteva in ascolto
Cercava disperato la voce del suo vecchio
E dicevan fosse il diavolo a parlargli all'orecchio
Perché un rosso è figlio del demonio e vittima del vizio
E non c'è modo di scampare alla calunnia e al pregiudizio
E morto il padre, il figlio sgobba come un animale
Era detto Malpelo e si impegnava ad essere tale
E qualsiasi cosa accadde, a lui la colpa e le legnate
Ma tanto le sue spalle già c'erano abituate
Era orfano di padre, rifiutato dal mondo
Una vita vissuta con l'indice puntato contro
Ma ci aveva fatto il callo, aveva pelle come cuoio
Sono Rosso Malpelo, da ora finché non muoio
[Interludio]
"La rena è traditora", diceva
"Somiglia a tutti gli altri
Che se sei più debole ti pestano la faccia
E se sei più forte, o siete in molti, allora si lascia vincere
Mio padre la batteva sempre
Ed egli non batteva altro che la rena
Perciò lo chiamavano Bestia
E la rena se lo mangiò a tradimento
Perché era più forte di lui"

[Strofa 2]
Un giorno giunse un nuovo ragazzino in miniera
Anche lui sperava in un pezzo di pane la sera
Gli diedero il suo piccone, gli dissero: "Zitto e scava"
Lo chiamavano Ranocchio per il modo in cui arrancava
Malpelo lo notò, se lo prese in protezione
Gli insegnava a campare sotto i colpi del suo bastone
Diceva: reagisci, non ti devi far pestare
Quando i colpi arriveranno da chi ti vuole male
Qui c'è una sola regola, tu devi essere scaltro
E per salvare te, devi affondare qualcun altro
Picchia tu più forte o il mondo ti calpesta
Mio padre che era buono, lo chiamavano Bestia
Un giorno Ranocchio cadde, sputò un fiotto di sangue
Divorato dalla tisi, gli tremavano le gambe
Morì in qualche giorno con la madre che piangeva
Il figlio e il pane che portava la sera
E Rosso rimasto solo senza più un rapporto umano
Lo mandavano a morire con una piccozza in mano
Nei vicoli più profondi, soltanto il buio intorno
A nessuno importava se non faceva ritorno
E insieme a tanti altri, morti come in guerra
Alla fine anche Malpelo fu inghiottito dalla terra
E ancora i minatori quando girano in quei posti
Temono il fantasma dai capelli rossi
[Outro]
Così si persero persino le ossa di Malpelo
I ragazzi della cava abbassano la voce
Quando parlano di lui nel sotterraneo
Che hanno paura di vederselo comparire dinanzi
Coi capelli rossi e gli occhiacci grigi

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