Finale (prosa)

Giorgio Gaber

Io c'ho, c'ho un amico
È un ragazzo giovane, intelligente, preparato
Molto preparato
E non gli vai mai bene niente, mai
Le canzoni, lo spettacolo, il finale
Un rompiballe, insomma

Lui mi fa, lui dice: "Vabbè, vabbè
Tu vuoi arrivare al negativo, alla distruzione, all'autodistruzione
Forse potrà servire a qualcosa, forse, ma poi"
E aggiunge forte, "Ce l'hai il biglietto di ritorno?"
Non capisco
Cosa vuole da me?
Non vorrà mica un'indicazione, un risvolto positivo, una soluzione?
"No, non ho il biglietto di ritorno
E poi comunque, dico, comunque
Fatto da me, da qui sopra, su un palcoscenico, un po' in alto, no?
Sarebbe sempre un biglietto cumulativo
Sai, di quelli che li fa uno per tutti, no?"

Basta
Io credo che ognuno deve guardare molto dentro di sé
Solitudine? No
Un momento necessario, perché quello collettivo sia un gesto naturale, non velleitario
Voglio dire, sì, d'accordo, tutti insieme, tutti su uno stesso treno
Ma ognuno col suo biglietto

Cerco un gesto, un gesto naturale
Per essere sicuro che questo corpo è mio
Cerco un gesto, un gesto naturale
Intero come il nostro Dio

Cerco un gesto, un gesto naturale
Per essere sicuro che questo corpo è mio
Cerco un gesto, un gesto naturale
Intero come il nostro Dio

Anche in piedi, è lo stesso
Dunque

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